La mostra multimediale “Il respiro del creato”, allestita nella suggestiva cripta del duomo di Spilimbergo, è stata un’esperienza immersiva e multisensoriale, suddivisa in quattro stanze tematiche, ognuna dedicata a un elemento del creato.

La prima stanza, dedicata a “Fratello Sole”, era caratterizzata da intense luci gialle ad alta frequenza, accompagnate dall’audio degli elementi naturali come il fuoco, il vento, l’acqua e i suoni della natura. Qui, il visitatore poteva percepire l’energia vitale e la potenza del sole, elemento centrale della nostra esistenza.

La seconda stanza era un omaggio agli elementi del creato, caratterizzata da luci multicolori e arricchita dalla mia opera “Brodo Primordiale” (185×87 cm), che rappresenta l’origine della vita e l’essenza dell’esistenza. Questo spazio celebrava la diversità e la ricchezza del mondo naturale.

La terza stanza, dedicata a “Sorella Luna”, era avvolta da una profonda luce blu, che creava un’atmosfera di mistero e contemplazione. L’audio del Cantico delle Creature, recitato in volgare da Giancarlo Giannini, conferiva una dimensione spirituale intensa, connettendo il visitatore con l’antica saggezza francescana.

Infine, la “Stanza del Silenzio e dello Spirito” era un luogo di meditazione, irradiato da una luce rossa, simbolo di passione e riflessione. Al suo interno, il mio quadro del ciclo “Hands” (70×100 cm) rappresentava l’unione simbolica di sole e luna, suggerendo un equilibrio cosmico e spirituale.

La mostra ha riscosso un’ottima affluenza di pubblico, segno che l’arte, quando connessa alla spiritualità e alla natura, può toccare profondamente le persone. Vorrei ringraziare di cuore l’artista e curatore Cesare Serafino, che ha collaborato con Boris Brollo, l’amico artista Giuseppe Barbuio, il parroco Don Giorgio Bortolotto e l’assessore alla cultura del comune di Spilimbergo, Ester Filipuzzi, per il loro prezioso supporto nella realizzazione di questo progetto. Di seguito allego il testo critico di Boris Brollo.

– Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia. – Lodato sii, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle. – Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l’aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita. Il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi è conosciuto anche comeCantico di Frate Sole. Il Cantico è uno dei più antichi testi poetici di tutta la letteratura italiana, si tratta di una preghiera che il Santo rivolge a Dio, lodandone le sue opere, ed è stato composto da Francesco d’Assisi negli anni vicini al 1224. Quarant’anni prima della nascita di Dante Alighieri:1265. Attraverso questa opera, San Francesco celebra elementi naturali come il sole, il vento e l’acqua, esprimendo un profondo sentimento di fraternità universale e un’intima connessione tra l’umano e il creato. Umanizzando gli elementi naturali dell’Universo, e rendendoli umani San Francesco li nutre di un’anima e di un carattere spirituale che altrimenti non avrebbero. Ma tutto viene animato e reso sacro sotto il nome di Dio. Questo in lode a Dio Nostro Signore di tutto. Qui capiamo anche perché molti artisti, pittori di Paesaggio, concepivano la natura in maniera animistica e cioè sotto l’influsso del divino, tanta era la potenza di una Natura spesso selvaggia e incontaminata. Inoltre dedicando una laude a ” sorella nostra madre terra la quale ci sostenta e governa, e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba” Egli diventa uno precursore dell’ecologismo contemporaneo, sulla cui scia Papa Francesco dà al mondo l’enciclica LAUDATO SI dedicata all’ambiente. E’ possibile oggi spiegare questi concetti al di là delle semplici parole? ha l’arte l’ambizione e i mezzi per farlo? Sappiamo che l’arte ha sviluppato nuove tecnologie oltre al pennello, per essere più vicina al reale; ha inglobato in sé l’ uso della luce, fari o neon, l’uso dell’elettronica venuta dopo gli Intonarumori di Luigi Russolo, il futurista, usata qui per riprodurre il rumore del vento; insomma tutti strumenti contemporanei che dall’artista Simon Ostan Simone vengono legati alla tradizione del testo parlato sovvertendolo nel tentativo di dargli nuova pregnanza, nuova vita.