Lo scorso 19 Maggio, la 17a edizione della Biennale d’architettura si è aperta a Venezia, con la curatela della scrittrice Lesley Lokko. Grazie a una stretta collaborazione con il curatore Boris Brollo, l’architetto Mauro Peloso e vari artisti, ho avuto l’opportunità unica di contribuire come artista e direttore artistico alla progettazione e realizzazione del Padiglione Nazionale del Niger. Questo progetto mi ha offerto l’opportunità di incontrare il commissario del padiglione, il Dr. Souleymane Ibrahim e il ministro della Cultura e del Turismo, Mohamed Hamid.
Per Raccontare l’intento possiamo partire dalla parola “eclettico” che si riferisce, in arte o scienza, a chi non aderisce a un sistema o a una direzione specifica, ma seleziona e armonizza i principi che considera migliori da vari sistemi e approcci, per raggiungere l’ottimo risultato del suo progetto. Questo è essenzialmente il piano del nostro progetto per il Padiglione Nazionale della Repubblica del Niger. Si tratta di un mix di diverse culture: quella Africana e quella Occidentale, che danno vita a un “laboratorio” culturale in cui l’una serve l’altra per creare qualcosa di diverso. A questo abbiamo dato il nome di Archifusion (Fusione Architettura).
Che cos’è un progetto Archifusion? Si tratta della fusione tra un’architettura che potrebbe essere tradizionale, tribale o etnica, e le tecniche occidentali, da cui derivano elementi di sviluppo per un ecosistema architettonico che può sostenere l’origine culturale dell’architettura nazionale in un contesto di cultura globalizzata.
Come afferma Lesley Lokko, citando Richard Sennett sul concetto di “workshop” o bottega artigiana, la parola “lavoro” ha la stessa radice etimologica della parola “laboratorio”. In Archifusion, si approfondisce l’idea di collaborazione nel senso più ampio di un “workshop” o laboratorio esteso. Il concetto fondamentale diventa la collaborazione basata sulla condivisione di esperienze comuni e quindi sulla crescita di una conoscenza comune a tutte le parti coinvolte nel progetto. Questa crescita è oggi centrale per la conoscenza e lo scambio, mentre siamo confrontati con una divisione della conoscenza che si è trasformata in una risorsa “capitale” e viene presentata al mondo come proprietà intellettuale.
Tale proprietà crea ulteriori barriere, escludendo i Paesi meno avanzati tecnologicamente. Archifusion mira a superare queste barriere, mettendo le tecnologie più avanzate al servizio di una cultura “diversa” (mista) al fine di preservare la bellezza e la storia architettonica del Niger senza degradarne l’autenticità estetica, ma rafforzandola con la tecnica per preservarla nel tempo.